giovedì 12 novembre 2009

I Misteri di Barcellona . Seconda puantata

E tanto per cambiare ancora le comitive di italiani che invadono le Ramblas a partire dal venerdì pomeriggio: cerco di mitigarmi tra la folla e in questo comportamento mi sento sempre più catalano e sempre meno italiano. Come siamo casinari!!! L’ora di cena (italiana) si avvicina e i ristorantini turistici si riempiono a uovo distribuendo tapas, paella e fiumi di birra.
La tappa successiva di molti maschi italiani è proprio vicino al mio Barrio dove ragazze africane che a definire maggiorenni ci vuol fantasia, ti dicono che sei l’uomo della loro vita. E insomma i bisogni primari anche all’estero verranno soddisfatti per tutti. Torneranno a casa con una foto di gruppo davanti ad una paella gigante, l’occhio un po’ sceso dopo la terza birra media e un “giro” su una bellezza non proprio locale….. ma che vi racconto a fare questo che è un copione già visto da voi o dai vostri compagni di avventure.
Comincio ad aver fame anch’io in questo venerdì sera e dopo una settimana di lavoro non ho per nulla voglia di mettermi ai fornelli per un piatto di vera pasta (in questo sono ancora più italiano che catalano…). Faccio il giro degli amici che so di trovare sempre disponibili per un aperitivo fuori dal classico o per una cena in quelli che l’amico Davide chiama “i postacci”. La compagnia è fatta: io, Maru, Robertino e Vincent. Pochi ma buoni : la meta è scontata, si va tutti a “La Granja “ dal nostro amico Farouk. Il locale è microscopico, con un arredamento un po’ improvvisato. Appena entrati sulla sinistra una scala a chiocciola sale ad un soppalco che rare volte abbiamo raggiunto. Lo spirito del locale è al pianterreno. Un rettangolo lungo e stretto occupato quasi interamente dal bancone e con quattro tavolini sul fondo a ridosso della cucina. Le pareti un po’ scrostate e i resti di tubi sporgenti dal muro raccontano anche ad un occhio non esperto che dove siamo seduti ora noi un tempo c’era il bagno del locale. Andiamo sul sicuro e ordiniamo quattro birre. Farouk ci accoglie con il suo proverbiale sorriso: sappiamo tutti che oggi è molto felice perché finalmente abbiamo portato con noi una ragazza; noi lo siamo altrettanto visto che ci aveva promesso un giro di birra gratis se avessimo portato una dolce e bella fanciulla per rallegrare l’ambiente. Nel tavolino a fianco al nostro siede Alì: ci saluta con l’inconfondibile bocca sdentata: è qui da sempre, probabilmente da prima che esistesse la Granja. Quando è in pausa, sì perché non ve l’ho detto ma Alì è il cuoco del locale, si siede nel tavolino più vicino alla cucina, tra una sigaretta e l’altra ci racconta di quando era giovane ai tempi della Spagna franchista. Alì parla con foga, in maniera un po’ sconclusionata. Ha gli occhi vividi come se volesse che anche noi riuscissimo a vedere quello che ha visto lui. Non è vecchissimo ma l’ha invecchiato la vita e ogni ruga sul suo volto ce lo racconta chiaramente. Improvviso, nitido un rumore nel contempo secco e profondo ci scuote dal racconto: è un rutto colossale di cui si è reso protagonista un avventore seduto al bancone del bar. Per un attimo temiamo per la salute di Farouk che ne viene investito in pieno. Ma cosa volete che sia??!! Sorrisi, urla a profusione, bicchieri che si riempiono e tutto scorre: in fondo siamo o non siamo alla Granja? Farouk è stato di parola: il primo giro di birre ce lo offre lui, Maru se potesse ci strangolerebbe tutti e tre. Ma noi mica le abbiamo mentito, semplicemente abbiamo omesso questo piccolo ed insignificante particolare. Farouk guarda Maru e continua a sorridere, dopo la prima birra sarebbe pronto ad invitarla fuori a cena, dopo la seconda la proposta di matrimonio è dietro l’angolo, dalla terza in poi la vorrebbe come madre dei suoi figli. Prima della quarta birra decidiamo saggiamente di andarcene dalla Granja, salutiamo Farouk ringraziandolo per la proverbiale ospitalità. Insistiamo affinché Maru gli lasci almeno un foulard come pegno d’amore, ma la nostra amica argentina ci manda senza mezzi termini “a quel famoso paese”. La serata non poteva cominciare meglio. Usciti in strada ci imbattiamo in due pankabestia del tutto ubriachi: dai vaffa che si tirano l’un l’altro senza risparmiare il cane capisco che sono italiani. Il vicolo è talmente stretto che per farli passare ci fermiamo davanti a uno dei nostri locali preferiti per cenare “I Los Toreros” e visto che ci si siamo capitati quasi per caso, che le birre ci hanno aumentato la fame, che non abbiamo voglia di girellare oltre decidiamo all’unanimità che la nostra serata proseguirà senza dubbio in questo locale.

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